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Salute e Benessere

Viaggiare con bambini: benefici per crescita, mente e relazioni

Viaggiare può far molto bene ad un bambino, favorendo lo sviluppo cognitivo ed emotivo

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Nell’edizione di maggio di Litorale Oggi abbiamo affrontato il tema del viaggio con un articolo di Marco Porro, Assessore al Turismo del Comune di Ladispoli. Questa volta vogliamo concentrarci sull’aspetto che riguarda i più piccoli: viaggiare può fare molto bene a un bambino, offrendo numerosi benefici per il suo sviluppo cognitivo, emotivo e sociale.

L’esposizione a nuove esperienze, a luoghi, suoni, odori e culture diverse stimola il cervello dei bambini, favorendo la curiosità e la voglia di scoprire. Ascoltare lingue straniere li aiuta a comprendere che nel mondo è importante conoscere diversi idiomi per potersi esprimere e capire popolazioni diverse dalla nostra.

Essere in ambienti nuovi e svolgere nuove attività aiuta a rafforzare la memoria e getta le basi per apprendimenti più complessi in futuro. Inoltre, viaggiare comporta spesso spostamenti e un certo grado di fatica: il movimento fisico tipico del viaggiatore stimola la produzione di proteine che favoriscono lo sviluppo delle connessioni cerebrali, migliorando così lo sviluppo intellettuale. Durante i viaggi, i bambini imparano anche ad adattarsi a situazioni nuove e impreviste, sviluppando capacità di problem-solving e flessibilità mentale.

Dal punto di vista emotivo e sociale, viaggiare apre la mente: interagire con persone diverse ed essere esposti a modi di vivere differenti aiuta a sviluppare apertura mentale, tolleranza e rispetto per le diversità. Un bambino abituato fin dai primi anni di vita a spostarsi spesso sarà più pronto ad affrontare nuove situazioni e a superare piccole sfide, aumentando la propria sicurezza e migliorando l’autostima.

Attenzione però: soprattutto con i neonati, è bene evitare di visitare troppi luoghi in poco tempo per non sovraccaricarli di stimoli. È importante che i genitori mantengano, per quanto possibile, una routine simile a quella di casa per i pasti e i sonnellini, così da far sentire il bambino più a suo agio. Pianificare un itinerario flessibile, con pause frequenti per riposo e gioco, è fondamentale per rispettare i ritmi del bambino.

Viaggiare con un bambino piccolo è un’esperienza ricca e preziosa, che può contribuire in modo significativo alla sua crescita e al suo benessere, a patto di affrontarla con preparazione, flessibilità e attenzione alle sue esigenze. Inoltre, viaggiare in famiglia rafforza il legame affettivo tra figli e genitori: trascorrere tempo di qualità fuori dalla routine quotidiana consolida il rapporto di fiducia e vicinanza emotiva.

Cerchiamo dunque di viaggiare il più possibile con i nostri figli, fin da quando sono piccoli, così che crescendo possano portare con sé un bagaglio di esperienze che arricchirà la loro formazione e la loro preparazione, anche in ambito scolastico.

Giornalista, editore, fondatore e direttore di Litorale Oggi, Ladispoli News, ItaliaChiamaItalia.it e Azzurro Caribe. Da anni lavora tra Camera dei Deputati e Senato della Repubblica, con un passaggio nel governo italiano (Farnesina). Cura la comunicazione di parlamentari e rappresentanti delle Istituzioni

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Alimentazione e scuola: una sfida

I consigli della Dott.ssa, PHD Viviana De Martino, biologa nutrizionista

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I consigli della Dott.ssa, PHD Viviana De Martino, biologa nutrizionista

Ogni mattina la stessa scena: sveglia che suona, colazione di corsa, scarpe da allacciare e la campanella che incombe.
In mezzo a questa frenesia, il cibo dei bambini diventa un dettaglio di cui occuparsi al volo. È così in tante famiglie: la buona notizia è che non servono rivoluzioni, ma piccoli gesti costanti.

Dietro a queste abitudini comuni si nascondono piccoli ostacoli quotidiani che, se trascurati, possono influenzare energia, concentrazione e serenità in famiglia.

Colazioni frettolose o inesistenti: molti bambini vanno a scuola a stomaco vuoto o con un biscotto mangiato al volo.
Il risultato? Calo di attenzione, stanchezza precoce e nervosismo.
Una colazione semplice ma completa – latte o yogurt, un frutto, una fetta di pane – è già un grande passo avanti.

Merende troppo dolci: snack confezionati e succhi di frutta sembrano pratici, ma creano picchi glicemici che lasciano i bambini più affamati e meno concentrati.
Una merenda equilibrata può essere altrettanto veloce: frutta fresca, frutta secca, pane con olio o una piccola fetta di torta fatta in casa.

Mensa e lunch box, tra capricci e selettività: c’è chi non ama la mensa e chi, con la schiscetta da casa, mangia sempre le stesse cose.
La “selettività alimentare” (niente verdure, no al pesce) è un ostacolo frequente.
Qui serve pazienza: proporre varietà con gradualità e senza trasformare il pasto in un campo di battaglia.

I pomeriggi pieni di impegni: tra sport, compiti e attività, gli spuntini del pomeriggio diventano spesso troppo pesanti o, al contrario, insufficienti.
Programmare la merenda in base agli orari aiuta a evitare cali di energia o abbuffate serali.

Quando il cibo diventa premio o punizione:
“Se mangi la verdura ti do il gelato.”
“Se non fai i compiti, niente merenda.”
In questo modo il cibo smette di essere nutrimento e diventa ricatto, creando un rapporto sbilanciato che può durare negli anni.

Non esiste la perfezione in cucina, soprattutto con i bambini. Quello che conta è la costanza: una colazione fatta ogni giorno, una merenda equilibrata, una cena in famiglia quando possibile.
Piccoli gesti, ripetuti nel tempo, costruiscono la loro salute molto più di qualsiasi “regola rigida”.

E ricorda: educarli a mangiare bene oggi significa regalare loro strumenti che porteranno per sempre.

Dott.ssa, PhD Viviana De Martino
Biologa nutrizionista

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